Martedì 2 Novembre alle 20
LA MATTINA DOPO CHE TI HANNO ASSASSINATO
Tramite le opere del ‘Pasolini ungherese’, il cineasta e poeta Imre Gyongyossi, il Nuovo Cinema Aquila e l’Accademia d’Ungheria omaggiano Pier Paolo Pasolini nell’anniversario della sua scomparsa. La serata-evento – che trae spunto dall’omonima poesia dedicata da Gyongyossi allo scrittore e regista friulano a seguito della sua tragica dipartita – presenta due film scelti tra i più rappresentativi dell’opera dell’autore ungherese. L’ingresso è gratuito.
Ore 20.00 Breve introduzione a cura di Fabio Meloni e Domenico Vitucci
Ore 20.15 Domenica delle palme (Viràgvasànap), 1968 (film di finzione, in lingua originale con sottotitoli in italiano)
Ore 21.45 Sei nudo (Meztelen vagy), 1971 (film di finzione, in lingua originale con sottotitoli in italiano)
Realismo magico, simbiosi tra visione e realtà, immagini poetiche ed espressive hanno trasmesso per più di tre decenni il messaggio di Imre Gyöngyössy sui perseguitati della storia, su quegli eroi anonimi che si sono opposti alla violenza con la loro energia interiore e la loro tenuta morale. Quella di farsi fraternamente carico del destino degli esiliati e degli apolidi in balìa del potere e di lotte fratricide, strappati all’affetto dei loro cari, è una scelta che lo ha accompagnato per tutta la sua vita.
Imre Gyöngyössy nacque a Pécs il 25 febbraio del 1930. Passò l’infanzia a Értény, un paesino sito nella regione Tolna. Conseguì i suoi studi presso il Liceo Benedettino di Pannonhalma. È qui che imparò l’italiano alla perfezione, lesse Dante e Petrarca e scrisse le sue prime poesie. Il patrimonio spirituale e culturale dell’Italia lo accompagnò per tutta la vita.
Nel 1951, come studente universitario presso il Dipartimento d’Italianistica, venne arrestato, accusato di cospirazione e condannato a tre anni di carcere, tramite un processo farsa. Nelle prigioni politiche di stampo stalinista scrisse le proprie poesie “a memoria”, senza carta e matita.
”Fui a un passo dalla forca. Guardai in faccia la morte mia e quella dei miei amici. Lo stato nudo dell’esistenza umana, la totale sottomissione e la vicinanza della vita e della morte impressero in me quell’impegno artistico che tuttora non mi permette di occuparmi solo dei dispiaceri e dei piaceri quotidiani. Imparai cosa vuol dire aver bisogno l’uno dell’altro, l’amicizia, il sacrificio e la forza della fede nel domani.”
Nel 1954 venne scarcerato per gravi motivi di salute. Rientrò a Budapest con falsi documenti e si mise a scrivere drammi e poesie. Nella primavera del 1956 venne ammesso all’Accademia del Teatro e del Cinema, dove si diplomò nel 1961 in sceneggiatura e regia cinematografica. Fu autore di numerose sceneggiature per registi e membro fondatore dello Studio Balázs Béla.
Con il suo primo film d’autore, Domenica delle palme (1968), di ispirazione biblica e dal tono balladistico, raggiunse la fama internazionale. La critica cinematografica internazionale lo definì il Pasolini ungherese.
Nel suo secondo film, Sei nudo (1972), affrontò per la prima volta le problematiche drammatiche tutt’oggi irrisolte delle minoranze, confrontandosi con la sorte dei rom ungheresi.
Nonostante i film di Gyöngyössy fossero stati presentati con grande successo nell’ambito di varie retrospettive d’oltre confine, tra cui a Roma, Parigi, New York e Chicago, in Ungheria egli per via del suo passato in carcere rimase nel mirino dell’ÁVH (Polizia segreta ungherese dal 1945 al 1956) e una schiera di agenti lo sorvegliava e lo ostacolava nel suo lavoro.
Insieme ai colleghi Barna Kabay e Katalin Petényi, Gyöngyössy diede vita anche ad uno studio-atelier cinematografico a Starnberg, nei pressi di Monaco di Baviera, il cui intento era la mediazione e il dialogo tra l’Est e l’Occidente. In tale contesto vennero realizzati numerosi lungometraggi e documentari sulla vita, la morte, i valori morali, ispirati al vissuto storico degli stessi autori.
Le Poesie scelte di Gyöngyössy vennero pubblicate in italiano, a Roma, nel 1983, a cura di Giacomo Gambetti. Finché egli era in vita non vide alcuna pubblicazione in ungherese delle stesse. Il suo operato venne bruscamente interrotto il 1° maggio del 1994 dalla sua scomparsa.
Domenica delle Palme (Virágvasárnap), 1968
film di finzione
Regia/sceneggiatura: Imre Gyöngyössy
Direttore della fotografia: Ferenc Szécsényi
Montaggio: Mihály Morell
Musica: Bálint Sárosi
Interpreti: Frantisek Velecky, Benedek Tóth, Erzsébet Hegedűs, Gábor Koncz, Sándor Kömíves
Produttore: MAFILM I. Stúdió, 35 mm, b/n, 81’
Dopo la Prima guerra mondiale in un paesino ungherese del Transdanubio due fratelli – Simon, prete cattolico e Urénusz, insegnante – combattono in modi differenti per un mondo basato sull’uguaglianza. Mentre Simon cerca di ottenere la liberazione delle persone con gesti di pace e carità, Urénusz ricorre alle armi. I due entrano così in conflitto. Entrambi alla fine saranno vittime del potere. Il film, simile a un dramma della passione, dal tono di una ballata, racconta la storia dei due fratelli con immagini poetiche. Il tema centrale ruota attorno alle problematiche legate alla personalità, alla comunità, al sacrificio individuale e alla redenzione.
Sei nudo (Meztelen vagy), 1971
Film di finzione
Regia: Imre Gyöngyössy
Sceneggiatura: Imre Gyöngyössy, Barna Kabay
Direttore della fotografia: János Kende
Montaggio: Mihály Morell
Musica: Emil Petrovics
Interpreti: Sándor Oszter, István Szegő, Irénke Rácz
Produttore: MAFILM Dialóg Stúdió, 35 mm, a colori, 90’
Gera, giovane e talentuoso pittore rom percepisce il proprio habitat intellettuale nella capitale come qualcosa di falso e se ne torna nel suo vecchio villaggio rom insieme a Lénárt, suo amico ungherese, per aiutare lo stesso villaggio ad avere un miglior tenore di vita. All’interno del villaggio sono ancora molto vive le tradizioni millenarie: Gera e il suo compagno scoprono il mito, gli antichi riti, e si confrontano anche con le sofferenze del passato, tra cui la deportazione dei Rom. Tuttavia, la comunità del villaggio non li accoglie di buon grado. La legge rom condannerà i due giovani che verranno riportati in vita grazie al potere mitico della madre. Il film è una leggenda odierna sulla morte sacrificale e generatrice di futuro di un rom e di un giovane “bianco”, sulla loro rinascita nella comunità e sulla loro “resurrezione”.