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Emotional Rescue – IRAN WAVE

Emotional Rescue – IRAN WAVE da MARTEDÌ 07/02 a MARTEDÌ 28/02 2023

Una rassegna che non è solo sul cinema iraniano ma presenta lo sguardo di alcuni registi iraniani sulla loro realtà per provare a coglierla attraverso il cinema.
In iraniano, nella cultura tradizionale, c\’è un detto: il silenzio è il simbolo dell\’accettazione
( سکوت علامت رضاست ).
Ma il silenzio in una relazione/interazione tra due persone può essere considerato anche una forma di violenza verso l\’altro.
Sono mesi che il popolo iraniano, le donne in prima fila, hanno smesso di rimanere in silenzio e insieme combattono contro la discriminazione di genere perpetuata dal regime Islamico protestando e gridando; Donna, Vita, Libertà! mentre queste proteste, anche solo nominare queste tre parole, sono trattate con repressione brutale da parte del regime. Tre elementi fondamentali contro la discriminazione di genere e identità, per una società sana e accessibile per tutti, per l’amore e l\’uguaglianza di genere, per i diritti umani.
Per questa mini-rassegna sul cinema iraniano proponiamo 4 pellicole che esplorano le dimensioni del silenzio / violenza e dell\’identità in questa società ; i contrasti interiori individuali e i contrasti esteriori sociali.
Le prime due pellicole, \”Hamoun\” e \”Leila\” sono di Darius Mehrjui, il capostipite della New Wave del cinema Iraniano. Insieme possono rappresentare due dimensioni estreme dell\’amore: il silenzio e la violenza. Quando si è amati e quando non si è amati, per riprendere un’amore o per non perderlo, o proprio per l\’amore in sè come essenza vitale per affrontare i contrasti interiori individuali. In una società che dopo la rivoluzione tra tradizione e modernità ha visto una fase di apertura sociale, ma è poi tornata indietro con l’arrivo di un nuovo governo Islamico radicale.
Gli altri due film sono narrazioni super-contemporanee vietate e non riconosciute in Iran: \”Tehran tabù\” di Ali Soozandeh, è una pellicola di animazione che simula la città di Teheran; \”Future Drei\”, di Faraz Shariat, racconta una storia di post-immigrazione ambientata in Germania. Entrambe mostrano una serie di vite contemporane che interagiscono, sia nelle contraddizioni sociali e culturali in Iran, sia nella differenza di visione tra chi è uscito dall\’Iran, come l\’ha fatto e quando, e chi è nato nel secondo paese.

7 FEBBRAIO
\”Hamoun\” di Dariush Mehrjooi 1989, 122 min, Iran
Un uomo che è stato interpretato come il rappresentante degli intellettuali dopo la rivoluzione iraniana (1979): ferito, ossessionato, confuso, dimenticato. Tra le contraddizioni morali e mentali di una generazione bruciata, la difficoltà economica e la lontananza della famiglia, la sensazione di insicurezza e isolamento, di amarezza politica e perdita di fiducia in sé, tutto rappresentato in Hamoun. E\’ la psicologia dell\’uomo contemporaneo ma anche dell\’intellettuale errante, i suoi bisogni e smarrimenti, la contraddizione sociale, morale e psicologica di quell\’epoca e l\’incompatibilità della cultura materiale della società con la sua cultura spirituale.

14 FEBBRAIO
\”Leila\” di Dariush Mehrjooi 1997, 110 min, Iran
Qui il regista mostra il contrasto tra il pensiero tradizionale e quello moderno.
L\’esempio più ovvio del pensiero tradizionale è la Madre di Reza, uno dei protagonisti, un\’astrazione e una distorsione della mentalità e del pensiero tradizionale, in cui c\’è la purezza e la disperazione della sua fede in valori antichi inflessibili, e la forza infausta, nera e inquietante, per perseguire il suo obiettivo fanatico distruttivo. Questo confronto e dominio del pensiero tradizionale porta allo schiacciamento delle libertà individuali sotto i piedi dello spirito collettivo: \”Leila e Reza non sono liberi dall\’interferenza degli altri nella loro solitudine dentro la casa. in questa realtà la libertà di scelta individuale non ha significato e uno spirito collettivo profondamente radicato impedisce l\’apostasia individuale e la violazione delle norme.
I due In fondo sentono un contrasto interiore,e attraverso la relazione romantica, due tipi di amore si incontrano. Un’amore mistico e disinteressato, e un’amore egoista e possessivo. Fingere di soffrire, o di non soffrire. O non fingere. Una confusione generale per accettare una sofferenza permanente e renderla piacevole o provare ad andare contro e rompere il silenzio.

21 FEBBRAIO
\”Tehran tabu\” di Ali Soozandeh, 2017, 96 min, Austria-Germany
Il regista Soozandeh ha utilizzato il processo di rotoscoping, che combina l\’azione dal vivo con l\’animazione, perché era impossibile girare il film a Teheran. Gli attori sono stati ripresi su uno sfondo verde ed è stata aggiunta un\’animazione per consentire l\’inserimento di dettagli scenografici specifici di Teheran. \”Tutti vedono questi tabù ma nessuno ne parla. C\’è un enorme silenzio al centro della società che nessuno rompe. Questa era la grande domanda che volevo porre: perché tutti stiamo al gioco?\”.
La vita di tre donne e di un giovane musicista si incrociano nella società schizofrenica di Teheran, dove il godimento di ognuno convive con il rigore della legge religiosa. Un\’esplorazione dei limiti sociali e sessuali e le sue conseguenze imposti nell\’Iran contemporaneo.

28 FEBBRAIO
\”Futur drei\” di Faraz Shariat, 2020, 92 min, Germany
Un’opera sull\’accettazione dell\’identità di genere ed etnica di un ragazzo tedesco di origine iraniana, che vive in un paese dove l’omofobia rappresenta un problema superato, ma così non sembra nella comunità di immigrati o di stranieri di prima generazione che inizia a frequentare. Esordio di Faraz Shariat, regista nato a Colonia da una famiglia immigrata dall’Iran, dedicato all\’abisso, ed ai sentimenti che questo può suscitare, tra chi emigra e chi è già emigrato.
Rassegna pensata da Agns Angst e Sepehr Khoshsokhan
Apertura h 21.00
Proiezione h 21.30
A seguire ogni film verrà musicato da un dj di grandi sentimenti

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